Ti trovi qui: Home » Novità

Parole e suggestioni... il piacere della lettura "in vacanza"

 

Suggerimenti di Francesca Rozzi

 

Marcovaldo, Italo Calvino, Mondadori, 2011

Chi è Marcovaldo? Italo Calvino lo definiva come: “personaggio buffo e malinconico, protagonista di una serie di favole moderne”. La metafora favolistica è sempre stata molto amata da Calvino per raccontare la solitudine e l’alienazione dell’uomo moderno. Quest’opera è formata da venti racconti ognuno associato ad una delle quattro stagioni. Scorre il tempo e con esso l’estate si alterna all’autunno e poi all’inverno e alla primavera. Cambiano le condizioni climatiche, ma quello che non cambia è la condizione di Marcovaldo, un semplice ingenuo manovale, sposato ad una moglie burbera e con tanti figlioletti da mantenere.
In mezzo alla città di cemento e asfalto, Marcovaldo cerca la natura ovunque: nei funghi che crescono in una piccola aiuola, nelle foglie ingiallite in autunno.  Cogliendo particolari che agli occhi dei più passano completamente inosservati.
Ma esiste ancora, la natura? Quella che egli trova è una natura dispettosa, contraffatta, e ciò su cui Calvino ci invita a riflettere è di come la civiltà industrializzata, tutto fumo e ciminiere, ha allontanato l’uomo dai suoi bisogni primordiali.

 


Adesso, Chiara Gamberale, Feltrinelli, 2016

Innamorarsi in età adulta è complicato. L’attrazione che Lidia e Pietro provano reciprocamente nel momento in cui si incontrano è profonda. Tuttavia i due portano nell’animo le cicatrici del fallimento dei rispettivi matrimoni. Occorre il coraggio di dare un’opportunità all’emozione che li ha colpiti e che ha fatto nascere in loro il desiderio di stare insieme. Sarà Lidia ad avere questo coraggio, e inizierà con Pietro un cammino sentimentale che li libererà dalle rispettive paure. L’ultima fatica di Chiara Gamberale utilizza una scrittura sperimentale (anche nell’utilizzo di diversi font grafici) per tentare di raccontare quella scintilla, quell’emozione, quell’ispirazione che chiama e unisce due persone, e che quando scaturisce non chiede altro di essere vissuta nel momento, ossia adesso.


Mi chiamo Lucy Barton, Elisabeth Strout, Einaudi, 2016

Lucy Barton si trova ricoverata in ospedale per le complicazioni post-operatorie di un’appendicite. Il tempo scorre lento e la solitudine diventa per lei opprimente sino al momento in cui al suo capezzale non vede comparire la madre. Sono trascorsi molti anni dal loro ultimo incontro, ma non appena Lucy sente la voce della madre, ogni tensione abbandona il suo animo, e nel dialogo a cui le donne danno vita, riemerge all’improvviso la loro vecchia intimità, fatta di piccole cose. Tuttavia in questa danza di parole, emerge anche l’abisso che si è creato fra di loro negli anni in cui sono state lontane.  Lucy è riuscita a sfuggire all’esistenza marginale della sua famiglia, ma ne porta ancora il marchio. Dall’altra parte sua madre si sente totalmente estranea a quel suo nuovo mondo: è consapevole di non poterci più entrare. Ecco allora che i silenzi diventano ancora più importanti delle cose narrate. E’ infatti nel non detto che scorre un’altra storia, quella che il lettore può solo ipotizzare e immaginare. Sorgono domande spontanee: possiamo fuggire dal nostro passato? Quanto ci rimane della nostra infanzia? L’ultimo romanzo di Elisabeth Strout è il tentativo di rispondere a questi interrogativi. Una storia lieve ma densissima in cui due donne si ritrovano per ricucire le loro ferite. Una madre e una figlia che si vogliono molto bene, ma non sanno come gestire l’amore che le unisce.


 

Suggerimenti di Nicoletta Ferretti

 

Donne eccellenti, Barbara Pym, Astoria editore

Mildred Lathbury vive in una piccola e quieta canonica di un tranquillo quartiere di Londra (siamo negli anni '50), ha circa trent’anni, è single e complessivamente conduce una vita senza particolari preoccupazioni. Questa condizione la spinge ad essere piuttosto propensa ad interessarsi delle preoccupazioni altrui anche perché oltre al lavoro i suoi impegni si dividono tra le necessità del vicariato, varie attività di beneficenza, incontri conviviali nei quali scambiarsi le immancabili tazze di tè. Mildred è a tutti gli effetti una “donna eccellente” mite d’animo e dedita al prossimo anche se, a dispetto della sua situazione di donna sola e nonostante le convenzioni del periodo, non subisce affatto la propria condizione e né tanto meno se ne rammarica ma anzi appare piuttosto determinata nel salvaguardare la propria libertà.

L’Autrice, spesso paragonata a Jane Austen, ci racconta nei suoi romanzi di situazioni ed ambienti conosciuti in prima persona (molte sembrano essere le affinità con Mildred), raccontandoci la vita e la piccola quotidianità delle sue antieroine fatta di semplici consapevolezze e di salde convinzioni, prima fra tutte quella di voler essere padrone del proprio destino.


Borderlife, Dorit Rabinyan, Longanesi, 2016

New York, inverno 2002/3. Un ragazzo e una ragazza si incontrano per una caso fortuito in un caffè e, dopo aver chiacchierato a lungo, scocca la scintilla, il famoso colpo di fulmine. Al momento del commiato lui si accorge di avere perso le chiavi di casa e lei si presta ad aiutarlo nella ricerca. Dopo un lungo girovagare per la città, finiscono a casa di lui e qui la passione li travolge. Lui è a NY da un paio d’anni ed è un artista, un pittore, mentre lei è a NY da pochi mesi grazie ad una borsa di studio e fa la traduttrice. L’amore è sincero, appassionato, totalizzante. Le loro vite cambiano, si fondono, facendoli vivere sempre più uniti e in sintonia anche se non mancano le differenze di carattere, di gusti, di abitudini. Il loro è un "amore speciale" anche perchè viene vissuto (soprattutto dalla  ragazza) come se fosse a tempo determinato: quando finirà la borsa di studio lei dovrà ritornare a casa e nessuno dei due sa cosa potrà succedere, perchè lei Liat vive con la sua famiglia a Tel Aviv, mentre lui Hilmi, vive con la sua famiglia a Ramallah.

Dalla quarta di copertina: "Bandito dal ministero dell'Istruzione israeliano in quanto minaccia all'identità ebraica, Borderlife, una grande storia d'amore impossibile fra un'ebrea e un palestinese, ha unito i lettori di un Paese diviso, guidandoli verso quei territori dell'anima che nessuno potrà mai occupare".


Le lacrime di Nietzsche, Irvin Yalom, Neri Pozza, 2016

Vienna anno 1882, il dottor Breuer è uno medico affermato, conosciuto per le sue competenze e per suoi innovativi studi in merito alla fisiopatologia della respirazione, alla psichiatria e al trattamento di casi d'isteria con l'ipnosi. A lui si rivolge Lou Salomè per raccomandargli un caro amico molto malato, afflitto da problemi fisici legati in larga misura alla sfera emotiva. L'amico è l'ancora poco conosciuto Friedrich Nietzsche, personaggio dalla personalità controversa che darà non poco filo da torcere all’illustre dottore. Infatti solo dopo diversi tentativi falliti e soprattutto solo dopo una gravissima ricaduta fisica, Breuer riuscirà a far ricoverare nella sua clinica il riluttante filosofo. Mescolando i dati storici con la creazione letteraria, l'Autore racconta gli incontri tra i due grandi e diversissimi studiosi fatti di dialoghi e di silenzi che porteranno ad un certo punto della terapia ad uno scambio delle parti tra chi aiuta e chi viene aiutato (Nietzsche accetterà le cure e le sollecitazioni del medico e in cambio ascolterà le angosce di Breuer). Sarà quindi grazie al fitto confronto tra i due e al confronto originalissimo tra le nuove teorie psicoanalitiche e filosofia che entrambi usciranno rinnovati (forse guariti) da questa intensa esperienza.

"Si deve esser pronti ad ardere nella propria fiamma: com'è possibile rinnovarsi senza prima essere diventati cenere? Così parlò Zarathustra"

 

[Ultimo aggiornamento: 06/09/2016 10:31:28]